Un’isola di plastica riciclata per trovare soluzione a due emergenze della nostra epoca: l’inquinamento degli oceani e le migrazioni da situazioni di conflitto o estrema povertà.
La proposta è quella di creare un’isola realizzata con la plastica gettata nei mari, per ospitare profughi in fuga dal proprio Paese.
In un solo colpo, verrebbero raggiunti tanti obiettivi, tutti di primaria importanza: la pulizia delle acque del mondo, un luogo sicuro per chi ha conosciuto guerra e miseria, la scommessa vinta del riciclo.
Siamo davanti a un’idea irrealizzabile e utopica, ma proprio questo era stato richiesto ai partecipanti al concorso LA+IMAGINATION, lanciato dall’Università della Pennsylvania, di cui “United Plastic Nation”, ideato dagli architetti Noel Schardt e Bjoern Muendner, è il progetto vincitore.
Per i due professionisti, si tratterebbe di una struttura galleggiante stampata in 3D da droni che riciclano la plastica trovata negli oceani. I due tecnici hanno ipotizzato una città autosufficiente in continuo movimento, spinta dalle correnti attraverso gli oceani. L’acqua verrebbe riciclata in sistemi chiusi, il cibo sarebbe coltivato in serre idroponiche verticali e l’energia prodotta dalle maree.
Last modified: 1 luglio 2019